Muovendo da questa valorosa tradizione e nel rinnovato proposito di proseguire nella esplorazione e nella scoperta delle montagne di casa, ancora per tanta parte sconosciute all’alpinista, nel 1967 nasce il 3° gruppo rocciatori. A conclusione del primo corso roccia organizzato dalla sezione (1967 – direttore del corso Bepi Pellegrinon) (12) un gruppo di giovani, che vantano già una vasta conoscenza delle montagne di casa e una verifìcata esperienza alpinistica, decidono di unire le loro forze, di mettere insieme le diverse esperienze e di impegnarsi nel lavoro di formazione delle nuove leve (13).
Si trattava, così si legge nell’ari. 1 dello Statuto, “di raccogliere in un unico blocco di spiriti e di energie tutti i giovani feltrini che con vera passione arrampicano (su roccia e ghiaccio) e di far conoscere e amare la roccia ai giovani che sanno alimentare in sé una profonda passione” (14). Espressioni che potrebbero oggi suonare un po’ retoriche, ma che esprimono pienamente l’entusiasmo e lo spirito che animò allora quei giovani e che caratterizza ancor oggi la vita del gruppo.
Nel nuovo sodalizio si fondono la esperienza del gruppo dei valdobbiadenesi (Decio De Bernardo, Mario Gatto e Giovanni Zucchetto), dei feltrini (Giulio Bonan, Mario Carniel, Giulio De Bortoli, Roberto Fiabane, Oscar Giazzon, Stefano Sartor e Egidio Zatta), dei quali fa parte anche il bellunese Cesare Levis e di un’altra cordata formata da tre giovani di Santa Giustina, Cesiomag-giore e Pedavena (Tito Pierobon, Ennio Conz e Lino Zanandrea), che si erano già costituiti in gruppo autonomo de “i boat”, e che avevano già al loro attivo, proprio quell’anno, la direttissima della parete Nord del Sass de Mura (15).
Si pose subito il problema del nome da attribuire al neonato sodalizio, ma la discussione tra “faganei” (il gruppo feltrino, che intendeva richiamarsi alla tradizione del vecchio gruppo rocciatori) e “boat” non ha mai sortito un risultato, e così è rimasto, senza far torto a nessuno, il solo nome di “gruppo rocciatori del C.A.I. di Feltre” (16).
Come si è detto, la nascita del nuovo gruppo non poteva essere meglio celebrata. È infatti del 1967 (14-16 agosto 1967) l’apertura della via direttissima della parete Nord-Ovest della Cima principale del Sass de Mura, che segna l’entrata del VI grado nel massiccio, ma, nello stesso tempo, conferma la scelta naturale del gruppo per un impegno nell’esplorazione e conquista delle Dolomiti Feltrine.
Un’attività di notevole rilievo, anche se non molto conosciuta, ma non per questo meno importante, sotto il profilo sia qualitativo che quantitativo, se si considera che dopo la fase pionieristica e la fase esplorativa del periodo fra le due guerre ed i primi anni del dopoguerra, essa può essere considerata la vera riscoperta alpinistica delle Dolomiti Feltrine. Essa si sviluppa, come si è detto, nei gruppi del Cimonega, del Pizzocco e dei Monti del Sole, con fasi alterne e, talvolta, si allarga alla frequentazione di altri gruppi (Pale di S. Martino) e, naturalmente, alla ripetizione delle vie classiche dei diversi gruppi dolomitici.
A tale attività fa da contorno lo sviluppo di una ricerca di carattere storico, ambientale, naturalistico, finalizzata ad una più vasta e approfondita conoscenza del territorio nel suo complesso, cui danno un apporto essenziale il prof. Cesare Lasen, il maestro Armando Scopel ed il prof. Sergio Claut. Questi ultimi sollecitarono in particolare l’attenzione anche alpinistica del gruppo verso l’ambiente incontaminato e selvaggio del Palughet, ove essi stessi realizzarono alcune prime salite.